mercoledì 1 ottobre 2014

I misteri del Monte Musinè


I Misteri del Monte Musinè


Il monte più fascinoso e con più storia dell’intero Piemonte. Qui leggende, esoterismo e cristianità si incontrano regalando un luogo suggestivo e ancora da decifrare: il Monte Musinè. E’ un sabato mattina, e per noi del luogo è una tappa doverosa. Io non ci sono mai stato fino a quel momento, ho faticato nelle scalate delle cime più aspre della Valle di Susa e della Valsangone, ma mai mi era capitato di passeggiare per quella vetta ai miei occhi così familiare. La vedevo persino dalla finestra quando frequentavo le elementari. Non so cosa me ne abbia tenuto lontano, forse tutti i miti legati o più facilmente le vipere di cui tutti dicevano che il monte fosse pieno. Su questo punto vi rassicuro subito: non ne ho vista nemmeno una. 

Il Musinè, compreso nei comuni di Valdellatorre, Almese e Caselette, è reso inconfondibile dalla grossa croce posta in cima all’inizio del Novecento. Si narra infatti che qui Costantino vide la croce di fuoco in sogno, e da quel momento partì la sua conversione al Cristianesimo. 
La partenza per l’escursione è consigliabile dal campo sportivo dell’ultimo comune sopra citato, da lì c’è un cartello che segnala 2 ore e 10 di camminata. Guardo per un qualche istante i pulcini della squadra locale dannarsi a inseguire un pallone, spronati forse eccessivamente dai loro allenatori, poi continuo per la mia strada. I sentieri che salgono sono svariati e io ne scelgo uno secondo il mio istinto. Mi accorgo di aver preso la decisione giusta scegliendo una salita dove la vegetazione crea una confortante ombra, anche se la scalata indirizzatami dal mio fiuto è probabilmente la più faticosa.

Dopo un’ora abbondante giungo al Truc dell’Eremita, e mi accingo a percorrere la cresta che dovrebbe portarmi in vetta. Ma dopo solo venti minuti ecco apparire già lo spiazzo con la croce. Con la mente maledico la segnaletica, ma le mie gambe dicono che va bene così.
La cima è spaziosa, l’escursione è davvero per tutti. Lo intuisco dal fatto che lì trovo, oltre ad altre persone, una bambina di tre anni e un cagnolino minuto. C’è anche una tavola di orientamento, in acciaio inossidabile, con l'indicazione delle principali montagne. Ma la cosa più interessante o inquietante, dipende dai punti di vista, è una scritta su un pilastrino che dice: "Qui è l'Una Antenna dei Sette Punti Elettrodinamici, che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira emette vita. Qui operano le Astrali Entità che furono: Hatsheptut,Echnaton, Gesù, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Gandhi, Martin Luther King, Francesco d'Assisi, e anche Tu, se vuoi, alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente, 3 minuti: Pensiero è Costruzione".

Io ci ho pensato, e dopo aver bevuto un sorso d’acqua, decido di tornare a casa. Per scendere opto per un’altra via indicata come la più corta da una segnaletica da me ormai malfidata. Lungo la discesa penso alle trasmissioni che hanno dedicato a questo posto e mi viene in mente che un noto conduttore aveva affermato che il Musinè fosse uno dei punti di un triangolo, insieme al Castello di Avigliana e alla Sacra di San Michele, nel centro di cui Lucifero venne scagliato da Dio. Il pensiero che al centro di questo triangolo si trova più o meno casa mia non mi tranquillizza per niente. 

Da quel lato della discesa giungo al Santuario di Sant’Abaco. I seguenti quattordici piloni della Via Crucis, naturalmente in ordine decrescente, mi riconducono al campo sportivo. I pulcini hanno lasciato il posto a dei colleghi più esperti, ed io penso di essermi meritato un buon pranzo. Facendo attenzione però, che strappando troppo vigorosamente l’insalata dall’orto non si apra nessuna fessura per l’inferno.


           

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